Nel 2006 feci un colloquio ad un ragazzo che si era candidato per lavorare in uno dei miei Mercatini. Alla fatidica domanda “Come ti vedi tra 10 anni?”, il ragazzo rispose “Mi vedo al suo posto, quello di direttore generale”.
Quella risposta così diretta e determinata mi diede la certezza che avevo di fronte la persona che stavo cercando.
Lo volli subito in squadra e per farlo inserire lo feci cominciare come semplice commesso, ma ben presto lo passai al ruolo di valutatore.
UNA SCELTA GIUSTA
La mia scelta si rivelò nel tempo sempre più giusta, in quanto il ragazzo svolgeva egregiamente il suo compito, andando a fare le valutazioni a casa dei clienti con i mezzi pubblici o direttamente a piedi, dato che non aveva un’auto propria.
Il nuovo dipendente aveva sete di sapere e la sua fonte spesso ero io. Se non avevo tempo e potevo fermarmi solo qualche minuto al Mercatino, sapevo che avrei dovuto evitarlo o mi avrebbe trascinato nel piccolo ufficio per farmi uno dei suoi interrogatori. Quando mi chiedeva soltanto qualche informazione tecnica sul lavoro riuscivo a sbrigarmela in fretta, quando gli argomenti diventavano più ampi e concettuali era difficile uscire da quella porta prima di un’ora. Anche perché in fondo quelle chiacchierate con questo brillante ragazzo mi piacevano. Da tempo avevo capito che non tutti erano desiderosi di ascoltare i miei consigli.
“Se non ti dai una scadenza, un sogno rimarrà sempre tale”.
“Ok, quindi la prima cosa che devo fare è stabilire dove voglio arrivare ed entro quando voglio arrivarci” riassunse lui.
“No, in realtà la prima cosa da fare è capire da dove parti, chi sei, qual è la tua situazione iniziale”, lo corressi.
“Giusto”, aggiunse attento.
“Immaginatelo come un viaggio. Sai dove ti trovi, ipotizziamo a Roma. Se non sai qual è la tua meta continuerai a lamentarti del fatto che Roma non ti piace, ma resterai comunque lì”, iniziai a dire.
“Che poi è quello che fa la maggior parte della gente: lamentarsi della propria vita ma non fare assolutamente nulla per cambiarla”, precisai.
“Qualcuno, per fortuna, invece sa cosa vuole, sa dove vuole andare, per esempio a Milano. E questo è già un bel passo avanti, certo. Peccato che molti, una volta scelta la meta, per una serie di motivi non riescano a raggiungerla. Alcuni, i perfezionisti, prima di partire aspettano che venga costruita un’autostrada senza curve e perfettamente in piano, che la temperatura sia ottimale, etc. L’obiettivo è evitare di correre qualsiasi rischio, ma la conseguenza è che passeranno la loro vita ad aspettare le condizioni perfette, che probabilmente non partiranno mai. E così rimarranno per sempre dove sono”.
Continua …
Tratto dal libro “Da dipendente a Imprenditore“ di Feliciano di Giovambattista, se vuoi saperne di più vai qui.